Articolo tratto da: abitarearoma.net di Alberto Salmè
Nel febbraio 2014 il parlamentino votò all’unanimità un atto avente in oggetto: “Chiusura impianto AMA di Via Salaria, 981 e futura riconversione”.
Non una parola sul fatto che tale vertenza non rientrava (e non
rientra) affatto nelle competenze di Piazza Sempione, ma in quelle
semmai della Regione Lazio.
Poi a rilanciare ci pensò l’ex Assessore all’Ambiente in Campidoglio Estella Marino a ottobre 2015: “La
chiusura del TMB è l’ultimo atto del percorso che in questi anni ha
visto l’amministrazione comunale e municipale lavorare insieme ai
cittadini e all’Ama in un apposito tavolo partecipativo”. Certo, come no.
Non pago l’ex Presidente del miniconsiglio, sempre in quota Pd, Riccardo Corbucci sottolineava che: “La
politica deve dare priorità e la priorità del territorio è chiudere
questo maledetto impianto. Lo dobbiamo a noi stessi e a chi verrà dopo
di noi”. E così i cittadini furono nuovamente distratti ‘a dovere’
con l’illusione, somministrata a più riprese, di far parte veramente di
un processo decisionale democratico e partecipato.
Nonostante le vere e proprie affermazioni non veritiere di cui sopra il
3 agosto 2016, dopo l’approvazione delle linee programmatiche
dell’attuale maggioranza a 5 Stelle locale, autorevoli giornali, di
concerto con la minoranza capitanata dell’ex minisindaco Marchionne,
hanno urlato allo scandalo in quanto mancano nel programma dei
riferimenti alla chiusura del discusso TMB: “[…] completamente
dimenticati i cinque anni di battaglie dei cittadini e delle due
consiliature precedenti, reali e convinte seppur con l’obiettivo mancato
e una grossa promessa disattesa”. E poi ancora: “Davvero troppo poco, un impegno più che minimo nullo su una delle questioni di maggior rilevanza per il territorio“.
Verrebbe da chiedersi dunque: cosa autorizza a dire che sarebbero state
dimenticate le battaglie dei cittadini e delle scorse amministrazioni?
Inoltre, come ricordato sopra, il Municipio non ha poteri diretti sul
destino del TMB.
Malgrado ciò è apparso palese il livore, in sede di approvazione del
programma, di Paolo Marchionne che si è visto respingere un emendamento
che suonava di nuovo come una falsa promessa, e che chiedeva di
sostituire l’inciso sulla creazione di un osservatorio apposito, voluto
dal Movimento 5 Stelle, con la frase: “Chiusura dell’impianto concertata con le Amministrazioni capitolina e regionale“ con tanti saluti all’onestà intellettuale nei confronti dei cittadini.
Dice Marchionne: “Se sul tema le linee sulle quali si orienterà il Municipio III da qui al 2021 sono solo queste appaiono banali e riduttive. Bisogna
aggiungere l’obiettivo della chiusura: uno scopo che va detto e
palesato e nel quale la maggioranza alla guida del territorio deve
credere fermamente così come tutti al governo o in opposizione, pur
avendo poi fallito, ci hanno creduto nelle precedenti consiliature“.
Chiaro? Secondo la tesi del Pd locale, è necessario credere alla chiusura del TMB,
così come hanno fatto loro in passato anche se la questione non li
riguardava direttamente e anche se così facendo si è fallito. In realtà
oltre alla costruzione di una mera narrazione non è accaduto nulla,
perché nulla in questo senso poteva accadere.
Infatti banalmente la Presidente Roberta Capoccioni, in riferimento all’emendamento bocciato evidenzia che: “L’emendamento
chiede di inserire nelle linee programmatiche qualcosa di utopistico
perché il Municipio sulla questione non ha competenze. Scrivere
‘chiusura’ sarebbe una bugia e nel nostro programma non vogliamo
mentire: al momento” e aggiunge: “scriviamo quanto in nostro potere“.
Sulla querelle, peraltro, è intervenuto anche l’Assessore alle Politiche Ambientali Domenico D’Orazio che ha sottolineato che: “Il Municipio non ha né le competenze né il potere di chiudere l’impianto pertanto
l’emendamento bocciato è stato giustamente rigettato perché viziato
nella forma e nella sostanza. La sua chiusura, delocalizzazione o
riconversione è subordinata all’elaborazione di un piano rifiuti da
parte della Regione Lazio, competente in materia, che ne preveda tali
risoluzioni”. Come se non bastasse il Movimento 5 Stelle del Terzo Municipio, dalla propria pagina Facebook fa sapere che: “Chi
ha mentito con atti fuffa ( ad esempio l’atto con la quale si
annunciava lá chiusura del TMB per la fine del 2015) e continua a
prendere in giro la cittadinanza proponendo chiacchiere ha perduto
questa battaglia per non averla mai combattuta davvero.”
Ed è proprio questa, anche secondo noi, la sintesi:
la politica dell’annuncio e della pura narrazione alla quale credere
necessariamente in barba ai regolamenti, alle competenze e, non ultima,
alla realtà dei fatti, non solo ha prodotto danni tangibili al
territorio nel recente passato, creando illusioni e paradossi, ma viene
addirittura rimpianta, in una sorta di assuefazione generale al vecchio
racconto del potere.
Lo scalpore generato dall’ovvio e dal banale ne è una prova.